Costruita dal 1748 al 1770, è molto più ampia della preesistente struttura romanica orientata in direzione est-ovest che era circondata dal cimitero.
È dedicata al SS. Nome di Maria, come ricorda una lapide posta al di sopra del portale. Costruita in uno stile barocco leggero su progetto dell’arch. Nicolini, presenta una facciata con due ordini di lesene (dorico quello inferiore, ionico quello superiore) separati da una trabeazione e sormontati da un timpano. La finestra originale sopra il portale ospita un’icona in vetro di R. Laffranchi.
L’interno è a navata unica, coperta da volta a botte; il transetto è poco più che accennato. La Chiesa riceve luce da vetrate istoriate, di recente fattura. I dipinti delle cappelle laterali sono più antichi e spesso pregevoli. A destra la pala del primo altare è dedicata a Santa Teresa d’Avila, il secondo altare ai Santi Antonio, Francesco e Teresa, il terzo (transetto di destra) è dedicato a S. Anselmo. Sullo sfondo si intravvede la linea d’orizzonte della Mantova settecentesca con l’antico Ponte S. Giorgio. Sotto la mensa si apre l’urna con l’effigie di Gesù nel sepolcro. A sinistra il primo altare, ora sede del Fonte Battesimale, è dedicato a S. Luigi Gonzaga, il secondo al transito di S. Giuseppe, (da notare la formella proveniente dalla vecchia Chiesa Matildica, dono recente del Dott. Vittorino Belluzzi) il terzo (nel transetto) alla Vergine Maria col Bambino. Al di sopra della nicchia è posta la pala con la Madonna del Rosario. I quindici ovali che incoronano l’altare raffiguranti i misteri del Rosario proverrebbero dalla Chiesa matildica preesistente. Il lampadario sovrastante in ferro battuto è dell’artista quistellese Giuseppe Gorni. Nell’abside sotto la pala della Beata Vergine Maria Regina si snoda un coro ligneo di ottima fattura, con fregi floreali originali. L’interno, restaurato e ridipinto nel 1988, conserva la decorazione precedente del cornicione e i medaglioni del soffitto, opere del pittore Ettore Pizzini. Pure del Pizzini sono i due affreschi ai lati dell’altare maggiore.
La sagrestia ospita un’opera notarile: un quadro superstite della primitiva Chiesa raffigurante la Deposizione, con figure di un pellegrino e di un angelo; fu attribuito in un primo tempo a Pietro Fachetti, ma studi stilistici e comparativi recenti propendono per l’attribuzione dell’opera a Domenico Fiasella detto il Sarzana. Sopra il portale d’ingresso è posto un organo di gran pregio, a doppia tastiera, a tre scomparti più uno in alto per le trombe: un Montesanti di fine ‘700, ricostruito e ampliato da Giovanni Tonoli nel 1861. La torre campanaria risale al 1828.